Lo yoga è una disciplina antichissima, le cui origini provengono dall’India del Nord; originariamente era una pratica meditativa, che serviva a mantenere il controllo delle sensazioni e delle pulsioni e ad armonizzare il corpo e la mente, incanalando le energie tramite la meditazione.
Nella cultura occidentale, lo yoga viene inteso come quella pratica che porta al benessere, insegnato principalmente tramite esercizi fisici (Hatha yoga). Durante i seminari yoga, nei centri specializzati e nelle palestre con corsi di yoga tenuti da professionisti, vengono insegnate anche le pratiche basate sulla meditazione e il controllo della respirazione (Raya yoga).
Nello yoga gli asana sono fondamentali. Si tratta delle posizioni che il corpo mantiene per rafforzare i muscoli, migliorare l’equilibrio e l’elasticità.
Cosa vuol dire “asana”?
Il termine proviene dal sanscrito e vuol dire “stare seduti”, “rimanere”, due parole che aiutano nell’immediato a comprendere cosa sono gli asana.
Gli asana sono posture statiche che richiamano elementi naturali e forme geometriche, possono essere eseguite in piedi e in equilibrio.
Quando si eseguono gli asana non viene coinvolto solo il corpo con l’esercizio fisico, bensì anche la mente e ciò che ci circonda. Attraverso gli asana, l’individuo cerca e trova equilibrio tra corpo, mente e anima.
Gli asana sono circa 8,4 milioni, quelli più conosciuti sono 30 e di vario livello. Tante sono anche le varianti, le modifiche e le preparazioni.
Benefici degli asana
Durante la quotidianità non utilizziamo tutti i muscoli del corpo e, spesso, a causa della sedentarietà, limitiamo anche in modo grave i movimenti.
Come conseguenza si assiste all’atrofizzazione dei muscoli e a una minore elasticità, in particolare, nelle zone della schiena, dell’addome e del torace.
Ci sono asana che permettono di lavorare su ogni parte del corpo, alcuni migliorano il tono muscolari, altri allungano tendini e muscoli e migliorano la mobilità degli arti.
Ci sono poi asana che apportano benefici agli organi interni e altri al sistema nervoso centrale. Inoltre, ci sono diversi studi scientifici e medici che evidenziano gli effetti benefici di alcuni asana per i malati cancro.
Come eseguire gli asana?
A differenziare gli asana da un qualunque esercizi fisico è la respirazione, in quanto è il respiro a impostare il movimento e a fare da guida.
Generalmente, si inspira durante gli allungamenti e si espira quando si crea una compressione nella zona addominale. Si possono comunque eseguire, in sicurezza, tutti asana in fase di aspirazione. La respirazione avviene col naso, per avere un maggiore controllo del flusso.
Il respiro deve essere lento, profondo e omogeneo. Quando è richiesto uno sforzo dovuto a torsioni e piegamenti, questo si accorcia; la cosa importante e non restare in apnea quando si esegue un asana.
Tutti gli asana vanno praticati con concentrazione e controllo, si parte sempre dal basso verso l’alto. Le quattro azioni da compiere sono: fondamenta, allineamento, stabilizzazione ed estensione.
Le fondamenta sono le parti del corpo che entrano in contatto con la terra; il corpo poi viene disposto secondo alcuni principi universali dell’allineamento, la cui esecuzione corretta, favorirà la riuscita dell’asana.
Tutti i movimenti devono essere eseguiti nel rispetto della conformazione fisica, delle capacità personale e della funzionalità anatomica.
Durante gli esercizi bisogna attivare gli addominali profondi per stabilizzare il baricentro e poi allungarsi, estendersi ed espandersi.
L’estensione consente la totale espressione della postura, mentre l’allungamento della spin dorsale permette di effettuare piegamenti in tutte le direzioni, senza sforzo.
Per quanto tempo mantenere un asana?
Al fine di evitare infortuni è importante sapere per quanto tempo mantenere le posizioni. È la qualità del respiro a dettare la durata dell’asana.
Quando il fiato si fa corto bisogna fermarsi e recuperare, per poi cambiare asana. Chi già pratica yoga da un po’ di tempo dovrebbe mantenere la postura per almeno un minuto, mentre un principiante, per non più di tre respiri profondi.